CREARE L'OLIVETO
Oliveto chiavi in mano o fai da te?
Creare un oliveto significa cimentarsi nell' Olivicoltura, l'insieme delle tecniche agronomiche per la realizzazione e gestione di un oliveto. Non dimentichiamo però che si tratta anche di una scelta imprenditoriale.Si tratta, evidentemente, di trovare soluzioni tecniche non sempre semplici o generalizzabili e inoltre, occorre ottimizzare l'investimento con le proprie attese cercando di prevedere il tipo di ritorno. La predisposizione di un bilancio di previsione, o Business Plan come lo chiamano gli anglosassoni, è molto importante. Dunque aspetto tecnico ed economico devono viaggiare in parallelo.
Fig 1 - I tanti elementi che determinano la riuscita di un progetto di creazione di un uliveto.
Un progetto di uliveto coerente con gli obiettivi e con i mezzi a disposizione
Gli elementi in gioco sono molteplici e non ci stupiamo se a qualcuno possa venire un principio di mal di testa. Per cercare di fare luce sulla questione possiamo provare a fare un po' di ordine dicendo che, didatticamente è corretto distinguere la fase di creazione dalla gestione di un oliveto.
Tuttavia gli elementi di gestione sono condizionati dalle scelte fatte a monte. Da questa consapevolezza deve nascere un progetto coerente con le attese e gli obiettivi del coltivatore.
Fig 2 - Uliveto da noi realizzato a Sasso d'Ombrone (GR), in sesto 8x8 con rete protettiva contro gli ungulati. Si noti il forte dislivello e la sua irregolarità.
Definiti gli obiettivi in temini di "offerta finale", tipo di olio e relativo segmanto di mercato a cui destinarlo, dovremmo avere a disposizione una qualche stima sulla domanda attesa su 3/5 anni, qualche ipotesi sul prezzo di mercato e dunque un parametro di ricavo.
A questo punto entra in gioco la lista della spesa necessaria a generare quel ricavo e che andrebbe resa per quanto possibile omogenea per voci.
Già in sede di progettazione/stima l'Imprenditore dovrà valutare le dimensioni aziendali, la pendenza dei campi, la possibilità di meccanizzare le diverse operazioni culturali, la disponibilità di manodopera e/o la possibilità di reperire forze lavoro con caratteristiche di professionalià ben definite, quindi conoscere i fattori ambientali della zona per i riflessi che possono aere sulla scelta delle pratiche agronomiche da applicare all'oliveto.
I punti di cui sopra sono senza dubbio aspetti essenzialmente tecnici, che però incidono sui numeri oltre che sulla qualità del prodotto finale. Il risultato atteso è spesso diverso da quello che si palesa dopo un'attenta analisi, e magari occorre effettuare una serie di correttivi che però sono possibili solo in una fase preliminare del processo.
E' evidente che ogni operazione colturale risulta comunque vincolata al sistema di raccolta che sarà scelto: a seconda delle situazioni, il sistema di raccolta puo' essere razionale sia quando è effettuato in modo tradizionale (a mano), sia quando vengono utilizzate le macchine. In quest'ultimo caso, essendo costante il tempo di intervento sulla pianta, il rendimento della macchina sarà condizionato dalle caratteristiche della cultivar (portamento, dimensioni drupe, modello di maturazione etc.) e dall'entità del prodotto pendente.
Altro aspetto è la scelta o meno di internalizzare la fase di molitura del frutto: qua occorre equilibrare investimento e controllo della qualità del prodotto, atteso che i tempi e le temperature di esercizio della molitura incidono fortemente sul prodotto finale.
Sesto d'impianto classico o oliveto intensivo?
Il sesto d'impianto spesso tormenta il sonno dell'imprenditore agricolo, in realtà la scelta è semplice, consideriamo che non è più solo una decisione colturale e saremo a buon punto per decidere.Se parliamo di classico oliveto old style non c'è molto da dire e tutto diventa una questione di rispetto dei confini, di passaggi per la lavorazione e di pianificazione temporale. In questo caso va detto che il sesto classico 6x6 ottimizza tutti i vari aspetti con il limite della resa insufficiente nei primi anni. C'è allora chi adotta distanze inferiori, magari intermedie come il 6x5 o il 5x5.
Altri optano per un 4x4 o un 3x3 nella previsione di intervenire poi, a distanza di anni, con potature alternate di filare o addirittura con espianto quando la competizione per le risorse solari ed idriche tra le piante divenisse insostenibile.
L'avvento dell'oliveto intensivo ha mescolato le carte e ne ha aggiunte di nuove, apparentemente complicando il constesto in cui decidere.
La scelta del super intensivo con circa 1200/1500 piante ad ettaro obbliga ad usare cultivar spagnole poiché sono quelle a rendimento migliore per ha. L'aspetto negativo è che il piqual ha un sapore terribile e la famigerata arbequina ha un contenuto in polifenoli e caratteristiche generali che la pongono al livello di un olio di semi industriale. Succede allora che dobbiamo coscientemente capire che ci poniamo su un mercato differente da quello dell'olio di qualità rinunciando alle DOP, IGP etc, un olio di taglio, e ci scegliamo come principali competitors gli spagnoli e tutti i produttori nord africani emergenti: Tunisia, Marocco, Algeria etc. Noi facciamo 10 ha e loro ne fanno 100, noi 100 e loro 1000. Il profitto è in precario equilibrio sull'efficienza e le economie di scala.
Se invece si scelgono strade di intensità intermedia 600/800 piante per ha, c'è la possibilità di usare cultivar autoctone come Leccio del Corno e Maurino e fare un prodotto sia efficiente sia eccellente. Numerose sono le strade intermedie.
Fig 3 - Un impianto semi-intensivo di Leccio del Corno in Toscana
Quali cultivar di olivo per l'uliveto?
La scelta delle piante e della cultivar è prima di tutto una scelta personale, come la potatura, ed anche in questo caso gli aspetti tecnici ed economici si mixano fortemente.Non è corretto mortificare le aspettative e le aspirazioni del Cliente: occorre rispettare le sue aspettative, la sua cultura, il territorio da cui proviene. Compito insostituibile del produttore è grantire la rispondenza varietale e fornire la necessaria consapevolezza al cliente degli effetti delle sue decisioni. Il tutto nel massimo rispetto dei ruoli possibile.
Se non esiste il condizionamento di un disciplinare DOP la scelta di una cultivar dovrà potrà essenzialmente basarsi sul tipo di olio che si vuole ottenere, il suo gusto, la sua fragranza. Per cercare invece di capire come una specifica cultivar possa inserirsi in un territorio è sempre preferibile ricorrere all'esperienza di chi già è nel settore.
Spesso solo un esperto coltivatore è in grado di svelare la capacità di adattamento di una cultivar e parlare con solide basi informative.
Da non trascurare, la necessità di rispettare il genoplasma presente sul territorio usando cultivar autoctone - senza però dimenticarsi che se poi a livello mondiale sono 5 o 6 le cultivar più utilizzate un motivo ci sarà.
ulivo di innesto o di talea?
La scelta del tipo di pianta, tra innesto e da talea, è tra quelle dure a dirimere.
La risposta è abbastanza semplice, il prodotto di talea è un prodotto più economico che permette riprodurre grandi numeri di piante più velocemente e dunque è sponsorizzato da chi fa della produzione di massa il suo modus operandi, a discapito della qualità magari ... ma non è detto. Il sistema di competizione Arbequina-Style spagnolo si basa su enormi quantità di piante/olio per ettaro a bassa intensità di manodopera ed alta meccanizzazione. Alti investimenti e bassi margini (che derivano da un prodotto che va "tagliato" con prodotti di qualità per renderlo vendibile) rendono necessaria la strada dell'efficienza. Ci si differenzia per il costo e non per la qualità. Anche il Business Plan cambia sostanzialmente.
Il 90% della nostra produzione è di innesto. Trattiamo solo cultivar Italiane e Francesi. Noi la scelta l'abbiamo fatta anni fa. Tuttavia ci sono zone dove va considerata anche la possibilità di offrire talea, e non vogliamo nemmeno fare una caccia alle streghe. In determinate condizioni e situazioni la talea può andar bene. Basta esserne consapevoli.
La realizzazione concreta: il nostro ruolo
La situazione che abbiamo velocemente provato a schematizzare è sicuramente un po' complessa per un novizio, ma non deve preoccupare oltre il lecito. La realizzazione di un impianto di olivi non è una cosa complicata anche se non deve nemmeno essere completamente improvvisata.
Questo è il punto in cui la nostra azienda entra in gioco, offendosi di di affiancare il cliente nel momento in cui ci sono da prendere deisioni complesse e cruciali o magari da realizzare un oliveto chiavi in mano.
Non ci limitiamo a vendere piante, il nostro ruolo è quello di consulenti, fornendo il supporto necessario alla scelta delle piante, caratteristiche, cultivar, etc. Anche nella predisposizione del Business Plan, visto che abbiamo pure qualche laureato in famiglia che ha fatto il consulente aziendale per 15 anni prima di tornare a casa (e che ha scritto questa breve introduzione).
A chi diviene nostro cliente offriamo, oltre ad una disponibilità continua, anche una manualistica con le indicazioni per una corretta la gestione dell’impianto nei primi 5 anni.
A volte provvediamo alla realizzazione completa dell'uliveto anche se, in caso di realizzazioni molto distanti dalla nostra sede possiamo verificare la possibilità di far intervenire nostri partner qualificati.
Siamo a vostra disposizione per domande e preventivi.
ESPOSIZIONE
fondamentale è il sole che colpisce le frasche per la produzione del frutto. Tenere conto dei punti cardinali nello squadro ed ottimizzare la scelta del sesto.
CLIMA IDEALE
climi temperato-caldi con inverni senza eccessivi e duraturi abbassamenti di temperatura, precipitazioni non abbondanti.
DISTANZA
la distanza tra le piante deve esprimere il giusto trade-off tra produttività a breve e a lungo termine.
CULTIVAR
la scelta delle cultivar influenza qualità, quantità del frutto e la possibilità di rispettare i disciplinari dop. Tenere radunate le diverse cultivar per ottimizzare la raccolta.
VENTOSITA'
influisce sull’impollinazione e sul rischio di ribaltamento della pianta. Le piante di talea necessitano di un tutoraggio prolungato, scegliere pali resistenti.
DRENAGGIO
l’olivo soffre molto il ristagno idrico: lavorare bene il terreno e preparare interventi per ridurlo (es. canali di scolo)
QUOTA DI PIANTUMAZIONE
Mai seppellire il portainnesto, rispettare la quota dell'olivo in vaso anche a piantumazione terminata.
CONCIMAZIONE
Inizialmente occorre supportare lo sviluppo della pianta con concimi azotati.
QUANDO
Nelle zone calde è preferibile creare la piantagione a ottobre. Nelle zone fredde a marzo.
INNESTO
Tutte le volte in cui si vuole avere il prodotto migliore, costanza produttiva, resistenza alle fito-patologie radicali, tenuta ai forti venti ed alla siccità.
TALEA
Grandi numeri e ricerca del prezzo.
PARASSITI
Attenzione alla Margaronia e all'Oziorrinco nei primi anni di impianto.
IMPOLLINATORI
Prevedere sempre un 10% di olivi impollinatori, quale che sia la composizione dell'impianto.
SCASSO TERRENO
Nel caso di un terreno non precedentemente lavorato effettuare uno scasso in estate ad una profondità di 80 cm. circa.
SQUADRO
E' l'operazione preliminare alla piantumazione ed è fondamentale per creare armonia e dare funzionalità all'Impianto.
PRIMA IRRIGAZIONE
Dopo la piantumazione effettuare SEMPRE un'irrigazione lenta e durevole della pianta. Seguire con attenzione il fabbisogno idrico della pianta nei primi due mesi o in caso di stagioni particolarmente secche (specie se la pianta è in piena vegetazione).
INTENSITA' D'IMPIANTO
Tradizionale, semi-intensivo o Intensivo: modelli di competizione diversi, prezzo o qualità?